Palazzo Borromeo dell'Isola Bella
giovedì Palazzo BorromeoPalazzo Borromeo sorge sull'Isola Bella, una delle Isole Borromee situate nel Lago Maggiore.
Vitaliano I Borromeo fu il primo a concepire il progetto di un palazzo sull'Isola Bella. Ma esso venne realizzato solo dal 1632: in quell'anno Carlo III Borromeo iniziò la costruzione di un edificio dedicato alla moglie, Isabella D'Adda, affidando i lavori al progettista milanese Angelo Crivelli.
L'opera subì una pausa d'arresto verso la metà del XVII secolo a causa della grave epidemia di peste scoppiata nel ducato di Milano, ma riprese slancio quando l'isola passò ai figli, il Cardinale Giberto III e Vitaliano VI. Quest'ultimo in particolare, con l'appoggio finanziario del fratello, affidò il completamento dei lavori all'architetto romano Carlo Fontana e fece diventare la villa luogo di feste sontuose e rappresentazioni teatrali per la nobiltà europea. Al palazzo lavorò anche il Richini, e per i giardini intervenne il Vismara. In epoca neoclassica vi lavorò lo Zanoja, progettista del salone da ballo.
A Carlo IV si deve invece il completamento dei giardini che furono inaugurati nel 1671. L'isola venne ristrutturata in modo da trasformarla in una nave, in cui la parte del palazzo era la prua e la parte dei giardini a terrazze la poppa. Il progetto prevedeva infatti un approdo lungo, poi non realizzato in toto, davanti al palazzo nella parte occidentale.
Al periodo di Giberto V Borromeo risalgono le frequentazioni più illustri dell'isola, da Napoleone con la moglie Josephine de Beauharnais e la principessa del Galles Carolina Amalia di Brunswick. Di questi soggiorni resta la stanza di Napoleone, arredata da mobili in stile impero.
Il palazzo mostra i suoi saloni e camere del piano nobile, realizzati dal XVII al XIX secolo. All'interno sono tele del Cerano, di Francesco del Cairo, di Giordano, di Salvator Rosa, del fiammingo Muller detto il Tempesta, del Nuvolone, di Francesco Zuccarelli. Da ricordare la galleria degli arazzi, così detta per i suoi enormi arazzi fiamminghi, sei in tutto, del XVI secolo, in seta e oro, il cui tema ricorrente è il Liocorno, emblema dei Borromeo.
Gli ambienti del tutto particolari delle grotte, che tanto entusiasmarono Stendhal, sono ricoperti di pietre e conchiglie di una infinita varietà di tipi; qui sono raccolti anche resti archeologici della preistorica Cultura di Golasecca.